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Arsip Bulanan: Desember 2022

IL CORANO È LA PAROLA DI ALLAH INCREATA?

IL CORANO È LA PAROLA DI ALLAH INCREATA?

Q 2:106 (Sura al-Baqara 106)
“Se Noi abroghiamo un versetto qualsiasi, o lo facciamo dimenticare, ne portiamo un altro migliore, o uno equivalente. Non sai che Dio può tutto?”

Se il dio dell’Islam “abroga” la sua parola (dal verbo arabo نسخ nasakha, cancellare o eliminare) ed elimina ciò che fa scrivere nel Corano, siamo sicuri che questo sia increato?

(Il pronome “noi” si riferisce a Dio e ai suoi angeli).

La dottrina del “Corano increato” (القرآن غير مخلوق) è stata formalizzata dallo storico e teologo Al-Tabari (morto nel 923), ma il Corano sembra non farne riferimento.

Il Vangelo (al-Injīl) ci dice molte cose sulla Parola di Dio (Vangelo secondo Giovanni/يوحنا 1):

“¹ Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. ² Essa era nel principio con Dio. ³ Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. ⁴ In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. ⁵ La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta. … ¹⁴ E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. … ¹⁷ Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. ¹⁸ Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere.”

La Parola di Dio non può essere abrogata, infatti il Messia, Gesù (la “parola di Dio” كلمته in Q 4:171 e “parola di verità” قول الحق in Q 19:34), è risorto dopo essere stato crocifisso, come dice anche la sura di Maria (Q 19:33):

“Pace su di me il giorno in cui sono nato, il giorno in cui sono morto e il Giorno in cui sono resuscitato a nuova vita.”

(Tutte le traduzioni del Corano traducono i verbi “morire” e “resuscitare” al futuro, allorché si trovano chiaramente al passato nel testo – أموت e أُبعت – e questo per non far credere ai musulmani che Gesù è davvero morto e risorto).

 
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ISLAM RELIGIONE DI PACE?

ISLAM RELIGIONE DI PACE?

Nella «Battaglia del cammello» (656) gli stessi discepoli di Maometto (a 24 anni dalla sua morte) si ammazzano a vicenda: ‘Ali (suo cugino e genero), Talha e al-Zubayr aizzati da ‘Aisha (prima moglie di Maometto che sposò quando questa aveva solo 9 anni) che assiste alla battaglia seduta sul suo cammello. Talha e al-Zubayr vengono uccisi. Seguiranno la prima guerra civile in seno alla comunità islamica (al-fitna al-kubrā), la battaglia di Siffin (657) e il massacro dei kharijiti (anch’essi musulmani) per mano di ‘Ali a Nahwaran. Quattro anni dopo ‘Ali è vittima di un attentato che lo porterà a spirare qualche giorno dopo. Attentato avvenuto dove? All’Interno di una moschea! E per mano di chi? Di un altro musulmano (‘Abd al-Rahmān Ibn Muljam)! A Kufa, in Iraq.

Questo è solo l’inizio. Basti aprire a caso qualunque libro di storia dell’Islam per leggere di un evento che abbia a che fare con una guerra intestina, un imbroglio, una sedizione, una decapitazione e realizzare come sin dalle sue origini i musulmani ammazzano e si ammazzano.

(Leggi L. Capezzone/M. Salati, “L’islam sciita. Storia di una minoranza”, Edizioni Lavoro, Roma 2006, pp. 35-38)

Vi immaginate se gli apostoli di Gesù avessero fatto lo stesso? Così, “ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro” (Luca 6:40). Gesù non ha mai insegnato ad uccidere né l’ha mai fatto e così non hanno fatto i suoi discepoli che, anzi, sono stati quasi tutti uccisi per la testimonianza della loro fede, perché “di loro il mondo non era degno” (Ebrei 11:38).

Sura 5:32
La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra.

Matteo 26:52
Allora Gesù gli disse: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada.

 
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L’ISLAM E IL CULTO DEL DIO LUNARE AI TEMPI DI GEDEONE

L’ISLAM E IL CULTO DEL DIO LUNARE AI TEMPI DI GEDEONE

Siamo nel I millennio a.C. e il libro dei Giudici riporta:

𝘡𝘦𝘣𝘢 𝘦 𝘚𝘢𝘭𝘮𝘶𝘯𝘯𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘴𝘦𝘳𝘰: «𝘈̀𝘭𝘻𝘢𝘵𝘪 𝘵𝘶 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘦 𝘥𝘢𝘤𝘤𝘪 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘭𝘱𝘰 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘦; 𝘱𝘰𝘪𝘤𝘩𝘦́ 𝘲𝘶𝘢𝘭 𝘦̀ 𝘭’𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘦̀ 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘻𝘢». 𝘎𝘦𝘥𝘦𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘪 𝘢𝘭𝘻𝘰̀, 𝘶𝘤𝘤𝘪𝘴𝘦 𝘡𝘦𝘣𝘢 𝘦 𝘚𝘢𝘭𝘮𝘶𝘯𝘯𝘢, 𝘦 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚 𝙡𝙚 𝙢𝙚𝙯𝙯𝙚𝙡𝙪𝙣𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙞 𝙡𝙤𝙧𝙤 𝙘𝙖𝙢𝙢𝙚𝙡𝙡𝙞 𝙥𝙤𝙧𝙩𝙖𝙫𝙖𝙣𝙤 𝙖𝙡 𝙘𝙤𝙡𝙡𝙤. (8:21)

Zeba e Salmunna erano re di Madian che nell’età biblica era il nome generico riferito ad un’estesa tribù araba. Madian era dunque la regione che si estendeva dal sud della Palestina al nordovest della Pensiola Arabica. Il SIGNORE aveva ordinato ai figli di Israele per mezzo di Mosè di scacciare tutti i popoli che occupavano la terra di Canaan (Deuteronomio 7:1) affinché questa diventasse loro eredità particolare. L’Enciclopedia Treccani ci conferma che “dall’epoca dei Giudici i Madianiti scompaiono quasi interamente dalla storia d’Israele; probabilmente dal tempo in cui gli Israeliti conquistarono saldamente la regione a oriente del Giordano”.

Vediamo nel passo che i cammelli dei madianiti solevano portare al collo delle mezzelune; certamente nella funzione di amuleti dai poteri apotropaici. Le stesse mezzalune che vediamo sventolare nelle bandiere di quasi tutti i paesi che hanno fatto dell’Islam la loro religione di stato. I musulmani pretendono ricondurre questo simbolo al sultano Osman I che, secondo una leggenda, ebbe la visione di una falce di luna che si distende sopra il mondo. Essa quindi divenne il simbolo della dinastia ottomana soprattutto in seguito alla conquista di Costantinopoli per mano di Muhammad II nel 1453.

Ma la storia e la simbologia ci riportano al VII secolo a.C. quando la neonata città di Bisanzio fu dedicata alla dea greca Artemide, il cui simbolo era proprio la luna crescente, quindi questo fu utilizzato anche come simbolo della città per quasi mille

anni. Ancora prima, sulla stele sumera di Ur-Nammu (la stessa Ur mesopotamica di cui era originario Abramo, Genesi 11:31) vi è raffigurata la luna crescente sotto la quale re dei Sumeri adora (oggi conservata al Museo di archeologia e antropologia dell’Università di Pennsylvania).

Vediamo quindi come la luna crescente sia sempre stato oggetto di adorazione e culto da parte delle popolazioni mesopotamiche e nordarabiche. Infatti, la regione di Madian comprendeva anche quelle che più tardi sarebbero state le città di Mecca e Medina, dove Maometto è nato, svolto la sua predicazione e attuato il suo programma politico e bellico.

Sembra, invero, che la parola Allah (الله) provenga dal termine “ilah” (اله), “dio” o “divinità”, con l’articolo che lo determina da intendere come “la divinità” per eccellenza che da tempi remoti era conosciuta e venerata nella Penisola Arabica e nella Kaaba. Quest’ultima, infatti, era dedicata al dio Hubal (هبل‎) il cui simbolo era proprio la luna. Altri riconducono Allah al termine “hilal” (هلال), che in arabo significa proprio “luna crescente”. Allat o al-Laat (اللات, inoltre, era il nome di una divintà panaraba femminile, venerata anche a La Mecca.

Quello che comunque constatiamo dal passo del libro dei Giudici sopra citato è che le tribù arabe preislamiche portavano al collo delle lune crescenti (vedi anche Giudici 8:26) e che, ancora oggi, soprendentemente, la luna crescente continua ad essere il simbolo della religione che domina il Medio Oriente. Sembra che la mezzaluna non abbia mai lasciato questa regione del mondo.

La domanda, dunque, che si pone è: i musulmani, in quello che chiamano Allah, adorano il Dio creatore, lo stesso Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe e del Signore Gesù Cristo oppure un dio minore, cioè uno spirito seduttore che si ammanta del titolo di “dio della luna”? Certo è che se avessimo lo stesso Padre, Maometto non avrebbe ordinato di uccidere

i cristiani e gli ebrei (sura 5:32-33) e tutti coloro che “seminando la corruzione sulla terra” non credono e non proclamano che Maometto è stato inviato da Dio ed è il termine ultimo della rivelazione. Questo contraddice le parole di Gesù che ci dice “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6) e che nel Vangelo di Marco al capitolo 14 versetto 62 alla domanda “Sei tu il Cristo, il figlio del Benedetto?” lui risponde “Io sono”.

 
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